

-I CLASSICI FANTASY PER RAGAZZI-
DANIELE BELLO
Esiodo
TEOGONIA
​
Parte III
(a cura di Daniele Bello)
​
La Titanomachia (vv. 617-725)
​
Quando il padre si adirò con Obriareo,
Cotto e Gige, li strinse con saldi legami,
invidioso del loro aspetto e della loro forza senza pari;
li spinse sotto la terra dalle ampie vie.620
Ed essi stavano sotto terra, soffrendo dolori,
ai confini del mondo, alle estremità della terra,
tormentati a lungo, con il lutto funesto nel cuore.
Ma poi il Cronide e gli altri dei immortali,
figli di Rea dalle belle chiome, stretta in amore con Crono,625
su consiglio di Gaia li condussero di nuovo alla luce.
La Dea aveva chiaramente profetizzato
che avrebbero ottenuto fama e vittoria grazie a loro.
Da tempo lottavano gli uni contro gli altri
i Titani e quanti erano figli di Crono,630
soffrendo pene dolorose in tremende battaglie,
gli uni dall’alto del monte Otri (i gloriosi Titani)
gli altri dalle cime dell’Olimpo (gli Dei donatori di beni,
generati da Rea dalle belle chiome, la sposa di Crono).
Costoro si facevano guerra da dieci anni interi,635
gli uni contro gli altri, con animo sofferente:
non vi era termine o conclusione per l’aspra contesa,
a favore degli uni o degli altri: incerta era la sorte della guerra.
Quando venne convenientemente offerto
il nettare e l'ambrosia di cui su cibano gli Dei,640
a tutti si rafforzava l’animo valoroso
(quando gustavano il nettare e l'ambrosia desiderata).
Allora così parlò il padre degli uomini e degli Dei:
“Ascoltatemi, illustri figli di Urano e Gaia,
io vi dico ciò che il cuore nel petto mi comanda.645
Da troppo tempo gli Dei Titani e i figli di Crono
combattono faccia a faccia,
per il potere e per la vittoria.
Voi mostrate la vostra grande forza e le braccia invincibili
contro i Titani nella battaglia funesta,650
grati alla nostra amicizia, per la quale dopo tanto soffrire
siete giunti di nuovo alla luce dalla caligine oscura,
liberati dalle catene per nostro volere”.
Così disse; e l’irreprensibile Cotto rispose:
“O divino, quanto dici non ci è ignoto;655
anche noi sappiamo che in te è senno e saggezza,
tu che fosti per gli immortali riparo dal male;
siamo giunti qui dalla caligine oscura,
liberi da catene, godendo di benefici insperati,
per tuo volere, signore, figlio di Crono.660
Per questo ora, con animo inflessibile e volontà cosciente
difenderemo il vostro potere nella terribile lotta,
combattendo contro i Titani nelle aspre battaglie”.
Così disse e lo lodarono gli Dei dispensatori di beni,
ascoltando le sue parole; e assai più di prima essi desideravano665
combattere; quel giorno, ingaggiarono
una terribile battaglia tutte le divinità:
femmine e maschi, Titani e figli di Crono,
nonché coloro che Zeus aveva condotto alla luce dall’Erebo
(terribili, gagliardi, dotati di immenso vigore);670
cento braccia si alzavano dalle loro spalle,
allo stesso modo per tutti, e cinquanta teste
crescevano dalle spalle di ciascuno, sulle forti membra.
Essi diedero battaglia contro i Titani,
stringendo rocce scoscese nelle forti mani.675
Dall’altra parte, i Titani risoluti rinforzavano le schiere
e gli uni e gli altri mostravano la potenza del braccio,
con grandi gesta; il mare infinito riecheggiava terribile,
la terra rimbombava e il cielo ampio squassato gemeva;
il grande Olimpo tremava sin dalle radici680
sotto la furia dei numi, il tremore e il rimbombo
dei colpi violenti e della grande battaglia
giungeva sino al Tartaro oscuro.
Gli uni scagliavano contro gli altri colpi luttuosi
E giungeva al cielo il grido di entrambi i contendenti,685
che si urtavano con grande fragore.
Zeus non tratteneva la sua furia,
il suo cuore era pieno di forza, mostrava tutto
il suo vigore; dal cielo e dall’Olimpo
scagliava i lampi senza mai fermarsi,690
lanciava tuoni e fulmini con le sue forti mani
che roteavano più volte la fiamma divina;
e attorno la terra feconda bruciava,
gemevano nel fuoco i boschi infiniti;
ardeva la terra, i flutti dell’Oceano695
e il mare infecondo; una nebbia rovente avvolgeva
i Titani figli della terra e giungeva alle nubi divine;
il bagliore dei fulmini e dei lampi
li accecava (per quanto forti essi fossero).
Un incendio infinito avviluppava il Caos:700
per la vista delle pupille e l'udito delle orecchie
come quando Gaia e il vasto Urano di sopra
si accostavano: tanto si alzava il frastuono
a causa della guerra tra gli dèi
che pareva la terra franasse e il cielo crollasse.705
Venti e polvere turbinavano in alto;
il tuono, il lampo e la folgore fiammeggiante
del grande Zeus portavano strepiti e grida
in mezzo agli uni e agli altri; un fragore terribile
proveniva dalla tremenda lotta: tale la forza delle loro gesta.710
Infine le sorti della guerra mutarono: prima di allora
i contendenti avevano affrontato fieri combattimenti.
Per primi mossero di nuovo battaglia
Cotto, Briareo e Gige mai sazio di guerra,
che lanciavano trecento massi dalle braccia vigorose715
senza fermarsi mai e ricoprivano i Titani con i loro colpi;
dopo averli domati con il braccio (per quanto essi fossero fortissimi)
li sprofondarono sotto la terra dalle ampie vie
e li avvinsero in dure catene; finirono
tanto nel profondo della terra, quanto il cielo è lontano dalla terra,720
(tanto il Tartaro oscuro è lontano dalla terra): un’incudine di bronzo,
cadendo dal cielo per nove giorni e nove notti, giungerebbe
sulla terra il decimo giorno; ugualmente il Tartaro oscuro
dista dalla terra: un’incudine di bronzo, cadendo dalla terra
per nove giorni e nove notti, giungerebbe nel Tartaro il decimo giorno.725
Il Tartaro (vv. 726-774)
Intorno al Tartaro si avvolge un recinto di bronzo; la notte
lo circonda con tre giri: di sopra
sorgono le radici della terra e del mare infecondo.
In questa caligine oscura,
in un’oscura regione all’estremo dell’ampia terra,
stanno rinchiusi i Titani,730
per il volere di Zeus adunatore di nubi.
Essi non possono uscire perché Poseidone vi pose
intorno una muraglia e delle porte di bronzo.
Quivi hanno dimora Gige, Cotto e Obriareo
magnanimo, custodi fedeli di Zeus egioco.735
Qui vi sono le radici ed i confini
della buia terra e del Tartaro oscuro,
del mare infecondo e del cielo stellato:
luoghi oscuri e penosi, che anche gli Dei hanno in odio,
voragine enorme; chi vi entrasse dentro,740
neanche dopo un anno potrebbe giungere sino in fondo,
ma verrebbe trascinato da tempesta a tempesta,
crudelmente; tale prodigio risulta terribile
persino per gli Dei immortali. Qui si innalza la casa
della Notte oscura, avvolta da nuvole.745
Di fronte ad esso, il figlio di Iapeto
regge saldo con il capo e le braccia infaticabili la volta del cielo
là dove la Notte ed Emera (il Giorno) si avvicinano
e si salutano, varcando alterni la porta di bronzo,
l’uno per entrare e l’altra per uscire;750
la casa non li accoglie mai entrambi assieme:
sempre uno dei due sta fuori della casa
e percorre la terra, mentre l’altro sta dentro
e attende l’ora del suo viaggio.
Uno reca ai mortali la luce che splende lontano,755
la Notte funesta ricoperta di nubi
porta con sé il Sonno, fratello della Morte.
Qui hanno dimora i figli di Notte oscura,
Ipnos (il Sonno) e Thanatos (la Morte), numi terribili;
mai li guarda con il suoi raggi Elios splendente (il Sole),760
né quando ascende il cielo né quando discende.
Di costoro, Ipnos (il Sonno) mite sorvola la terra
e l’ampio dorso del mare, dolce per gli uomini;
Thanatos (la Morte) spietato ha il cuore di ferro e l’animo di bronzo;
quando ghermisce una volta un mortale,765
non lo lascia più; la detestano anche gli immortali.
Sorge qui la dimora del Dio degli inferi,
di Ade possente e della terribile Persefone;
un cane tremendo e spietato monta la guardia,
possiede un’astuzia crudele: fa le feste770
con la coda e con le orecchie a chi entra,
ma poi non lo fa uscire più e sbrana
chi tenta di varcare la soglia della dimora
di Ade possente e della terribile Persefone.
Stige (vv. 775-806)
Abita qui la Dea odiosa ai numi immortali,775
Stige tremenda, la figlia maggiore di Oceano,
che volge i suoi flutti: dimora lontana dagli Dei,
in una casa illustre ricoperta di pietre; si erge
su colonne d'argento che toccano il cielo.
Di rado Iride messaggera dai piedi veloci, la figlia di Taumante,780
si aggira sul dorso infinito del mare,
quando sorge lite o contesa tra gli immortali.
Se qualcuno dei numi immortali dice il falso,
Zeus manda Iride a raccogliere in un calice d’oro
(giuramento solenne) la celebre acqua gelida 785
che scaturisce da una roccia alta e scoscesa;
attraverso la notte scorre in grande abbondanza,
sotto la terra dalle ampie vie, un braccio
del fiume Oceano (la decima parte di esso;
gli altri nove scorrono sopra la terra e l’ampio790
dorso del mare sfociando in rivoli d’argento).
Uno solo scorre dalla roccia, grande rovina per gli Dei:
perché quello fra gli immortali che abitano l’Olimpo nevoso
che dice spergiuro dopo averla bevuta
resta senza respiro, sin a quando non sia trascorso un anno,795
né può avvicinarsi al nettare e all’ambrosia,
su nutrimento, ma giace senza respiro e senza parola
su un giaciglio, gravato da un torpore maligno.
Poi, quando è trascorso un anno e il morbo è finito
si passa ad un’altra pena ancora più grave:800
per nove anni lo spergiuro rimane lontano dagli Dei eterni,
non prende parte ai loro consigli, né ai loro banchetti,
per nove anni interi: al decimo torna di nuovo
alle assemblee dei numi che abitano l’Olimpo:
tale il valore, per i numi, del giuramento fatto805
sull’eterna acqua dello Stige, che scorre attraverso le rocce.
Le radici e i confini della terra (vv. 807-819)
Qui vi sono le radici ed i confini
della buia terra e del Tartaro oscuro,
del mare infecondo e del cielo stellato:
luoghi oscuri e penosi, che anche gli Dei hanno in odio. 810
Qui vi sono le porte di marmo e la soglia di bronzo,
immutabile, piantata sopra lunghe radici, cresciuta
spontaneamente; dinanzi ad essa, lontano da tutti gli Dei,
al di là del Caos tenebroso, hanno dimora i Titani.
Sul fondo dell’Oceano abitano815
gli illustri ministri di Zeus altisonante:
Cotto, Gige e il valente Briareo,
che l’Ennosigeo che romba profondo volle come suo genero
e gli diede sua figlia Cimopolea in sposa.
La Tifonomachia (vv. 820-868)
Dopo che Zeus scacciò dal cielo i Titani820
Gaia prodigiosa, unita in amore con il Tartaro
(per volere di Afrodite), generò come ultimo figlio Tifeo:
le braccia del forte nume erano adatte ad imprese
vigorose, i suoi piedi erano instancabili; dalle spalle
gli nascevano cento teste di serpente, di orribile drago825
dalle lingue vibranti; nelle sue teste orribili,
dagli occhi (sotto le ciglia) ardevano fiamme;
un fuoco gli brillava dallo sguardo, da tutte le teste,
che promanavano suoni
ed emettevano voci di ogni sorta;830
ora risuonavano sì da essere intese solo dai numi;
ora invece mandavano muggiti di toro superbo, di immenso vigore;
ora si udiva il verso di un leone dal cuore violento;
poi le voci sembravano guaiti di cani, meraviglia ad ascoltarli;
alla fine si udivano boati, che echeggiavano tra le grandi montagne.835
Quel giorno Tifeo avrebbe compiuto un’impresa tremenda
e sarebbe divenuto il signore dei mortali degli immortali,
se non fosse intervenuto il padre degli uomini e degli Dei:
egli scatenò il tuono, tremendo e forte; terribilmente
rimbombarono la terra tutt’intorno, il cielo ampio che sovrasta,840
il mare, i flutti dell’Oceano e gli abissi del Tartaro;
il grande Olimpo tremò sotto i piedi immortali,
mentre il suo signore muoveva alla guerra. La terra gemeva
ed un incendio divampò sul mare viola,
acceso dal lampo, dal tuono e dal fuoco del mostro,845
dai venti infuocati e dal fulmine ardente.
Ardeva la terra, il cielo ed il mare,
onde immense infuriavano sulle rive,
per l’impeto degli immortali, tutto era un tremore infinito:
tremava Ade, signore delle ombre e dei morti,850
e i Titani, che stanno intorno a Crono, nel Tartaro,
per il fragore incessante durante il terribile scontro.
Quando Zeus raccolse le forze e prese le armi,
il tuono e il lampo e la folgore fiammeggiante,
un colpo scagliò dall'Olimpo e bruciò855
tutte le teste di quell’orrido mostro.
E quando quello fu vinto, domato dai colpi,
crollò a terra ferito (e Gaia gemette);
una fiamma scaturì dal nume folgorato,
negli oscuri recessi di un’aspra montagna.860
La terra bruciò a lungo per quei vapori
tremendi e si fondeva come lo stagno
quando lo scaldano i fabbri nel crogiuolo perforato,
o come il ferro, il più duro di tutti i metalli,
quando è domato nei recessi dei monti dal fuoco che arde865
dentro la terra divina, per opera di Efesto.
Così si scioglieva la terra per la vampa del fuoco splendente.
Infine Zeus lo scagliò, furioso, nel Tartaro immenso.
I figli di Tifeo (vv. 869-880)
Da Tifeo proviene l’umida forza dei venti,
fatta eccezione per Noto, Borea e Zefiro splendente.870
Questi hanno stirpe divina e sono di grande utilità per i mortali:
gli altri soffiano vanamente sul mare;
alcuni si abbattono sul mare caliginoso
e recano danno agli uomini, portando tempesta;
altri spirano e mandano in pezzi le navi,875
uccidendo i naviganti, senza scampo per i mortali
che vi si imbattono sul mare.
Altri ancora, sulla florida terra infinita
distruggono le fatiche degli uomini nati sulla terra
e riempiono tutto quanto di polvere e di tumulto.880
Il regno di Zeus (vv. 881-885)
Dopo che gli Dei beati ebbero compiuto le loro fatiche
e fu decisa la lotta con i Titani per il potere,
per i consigli di Gaia essi decisero che Zeus
dall’ampio sguardo divenisse il re dei numi beati
e il signore dell’Olimpo: egli divise gli onori tra tutti gli Dei.885
Zeus e Metis (vv. 886-900)
Zeus, re degli Dei, dapprima prese in sposa Metis,
che aveva più senno di tutti gli uomini e dei numi.
Ma quando stava già per dare alla luce
Atena glaucopide, Zeus le tese un agguato
con parole astute e la trangugiò nel suo ventre,890
su consiglio di Gaia e Urano stellato.
Così l’avevano consigliato perché nessun altro
tra gli dei immortali avesse il poter regale al suo posto;
secondo il Fato Metis avrebbe partorito una prole
assai saggia: dapprima la fanciulla glaucopide,895
la Tritogenea, pari di senno e di forza a suo padre;
poi doveva generare un figlio di immenso vigore,
destinato ad essere sovrano degli uomini e dei numi.
Ma Zeus la inghiottì nel suo ventre,
perché la dea potesse consigliarlo sul bene e il male.900
Le Ore e le Moire (vv. 901-906)
Per seconda sposò la splendida Temi, che generò le Ore
(Eunomie, Dike ed Eirene fiorente)
che vegliano sulle opere dei mortali;
e le Moire, cui grande onore diede Zeus prudente:
Cloto, Lachesi e Atropo, che concedono 905
agli uomini il bene e il male.
Le Cariti (vv. 907-911)
Eurinome, dal fulgido aspetto, figlia di Oceano,
gli generò le tre Cariti dalle guance belle gli diede:
Aglaia, Eufrosine e Talie l’amabile;
dalle loro ciglia e dal loro sguardo stillava amore, 910
che scioglie le membra perché bello è il loro sguardo.
Persefone (vv. 912-914)
Poi ascese il talamo di Demetra, nutrice generosa,
che partorì Persefone dalle bianche braccia;
per volere di Zeus, Ade la rapì alla madre.
Le Muse (vv. 915-917)
Quindi si innamorò di Mnemosine dalle belle chiome,915
da cui nacquero le nove Muse dall’aureo diadema,
che traggono diletto dalle feste e dalle gioie del canto.
Apollo e Artemide (vv. 918-920)
Leto generò Apollo ed Artemide arciera,
bellissima prole tra tutta la stirpe di Urano,
unita in amore con Zeus egioco.920
Ares, Ebe ed Ilizia (vv. 921-923)
Prese per ultima in sposa Era fiorente,
che gli partorì Ares, Ebe ed Ilizia,
il padre degli uomini e degli Dei.
Zeus, padre di Atena (vv. 924-926)
Egli generò dalla sua testa Atena glaucopide,
la Signora, guida indomabile degli eserciti, 925
che eccita i tumulti ed ama le guerre e le battaglie.
Era, madre di Efesto (vv. 927-929)
Senza unirsi in amore con alcuno,
Era generò Efesto, lui che è valente
nelle arti tra tutta la stirpe di Urano.
I figli di Anfitrite e di Ennosigeo (vv. 930-933)
Da Anfitrite e da Ennosigeo che profondo rimbomba930
nacque Tritone, vigoroso e grande, nume terribile,
che ha un’aurea dimora nel fondo del mare
presso la madre ed il padre, re degli abissi.
I figli di Ares e Afrodite (vv. 934-937)
Ad Ares che rompe gli scudi Citerea partorì Fobos e Deimos,
terribili, che agitano le folte schiere degli uomini935
nella guerra cruenta con Ares distruttore di città,
ed Armonia, che fu consorte del magnanimo Cadmo.
Ermes e Dioniso (vv. 938-942)
Asceso il suo sacro talamo, Maia, la figlia di Atlante,
a Zeus generò Ermes l’illustre, l'araldo dei numi.
Unita in amore con Zeus, la mortale Semele, la figlia di Cadmo, 940
diede alla luce Dioniso ricco di gioia, l’immortale:
ora entrambi sono compresi tra i numi.
Eracle (vv. 943-944)
Alcmena generò il forte Eracle,
unita in amore con Zeus adunatore di nubi.
Le spose di Efesto e di Dioniso (vv. 945-949)
Efesto, l'artefice insigne ambidestro,945
ebbe in sposa Aglaia, l’ultima delle Cariti.
Dioniso dalle chiome d’oro scelse come sua florida sposa
la bionda Arianna, la figlia di Minosse,
che il Cronide rese immortale ed eternamente giovane.
Eracle e Ebe (vv. 950-955)
Eracle, il possente figlio di Alcmena dalle belle caviglie,950
compiute le dolorose fatiche, ebbe in sposa Ebe,
figlia di Zeus e di Era dagli aurei calzari;
la fece sua sposa nell’Olimpo nevoso;
dopo che ebbe compiuto le sue grandi imprese,
egli vive beato tra gli immortali, non conosce né morte né vecchiaia.955
I figli di Elios (vv. 956-962)
L’illustre Oceanina Perseide, unitasi ad Elios
l'infaticabile, partorì Circe ed Aiete sovrano.
Aiete, figlio del sole che illumina il mondo,
sposò, per volere degli Dei, Iduia dalle belle guance,
figlia di Oceano, fiume eccelso.960
Ed ella, unitasi in amore, come disposto dall’aurea Afrodite,
generò Medea dalle belle caviglie.
Le Dee madri dei mortali (vv. 963-968)
E ora salve a voi, che abitate le case dell’Olimpo,
isole e continenti, e tu mare dalle acque salate.
Adesso, Muse dell’Olimpo, dolci nel canto,965
figlie di Zeus egioco, cantate la stirpe delle Dee,
quelle immortali che giacquero con uomini mortali
e generarono figli simili a Dei.
Demetra madre di Pluto (vv. 969-974)
Demetra, divina tra le Dee,
unita all’eroe Giasone nell’amore desiderato,970
nel ricco paese di Creta, in un solco tre volte arato,
generò Pluto, che benevolo percorre la terra
e il vasto mare; e chiunque incontra per caso,
subito lo fa ricco e gli dona abbondanza.
Le figlie di Armonia (vv. 975-978)
A Cadmo Armonia, la figlia dell'aurea Afrodite, generò975
Ino e Semele e Agave dalle belle guance,
e Autonoe, che fu sposa di Aristeo dalle belle chiome,
e generò anche Polidoro, a Tebe dalla bella corona.
I figli di Calliroe (vv. 979-983)
La figlia di Oceano, come disposto dall’aurea Afrodite,
si unì in amore a Crisaore dal cuore violento;980
Calliroe partorì un figlio, Gerione, di tutti i mortali
il più forte. A causa dei buoi dal torto piede
venne ucciso da Eracle in Erizia, battuta dai flutti.
I figli di Eos (vv. 984-991)
A Titone, Eos partorì Memnone armato di bronzo,
re degli Etiopi, ed Ematione sovrano;985
poi a Cefalo generò un figlio glorioso,
il possente Fetonte, in tutto simile agli Dei.
Afrodite, l’amica del riso, lo rapì quando era ancora
giovane ed ingenuo, nel tenero fiore della splendida giovinezza,
e lo condusse lontano, nei suoi templi sacri; 990
ne fece il suo ministro notturno, demone e dio.
I figli di Medea (vv. 992-1002)
Il figlio di Esone, per volontà degli Dei che sempre sono,
portò via dal padre la figlia di Aiete
(il sovrano allevato da Zeus), dopo aver compiuto
le gesta dolorose a lui imposte da un re tracotante,995
il superbo Pelia, violento e brutale.
Compiute tali imprese, il figlio di Esone dopo molti travagli
fece ritorno a Iolco sulla sua rapida nave, portando con sé
la fanciulla dagli occhi belli e ne fece la sua sposa fiorente.
Unitasi a Giasone, pastore di genti,1000
ella generò Medeio, che venne allevato tra i monti da Chirone
figlio di Filira; così si compì il disegno del grande Zeus.
I figli di Psamate e Tetide (vv. 1003-1007)
Quanto alle figlie di Nereo, il vecchio del mare,
Psamate, Dea tra le Dee, generò Foco,
nell’amore di Eaco, come disposto dall’aurea Afrodite.1005
E Tetide dai piedi d'argento, unitasi in amore con Peleo,
diede alla luce Achille, che rompe le schiere, cuor di leone.
Enea (vv. 1008-1010)
Citerea dalla bella corona generò Enea,
unita all’eroe Anchise nell’amore desiderato
sopra le vette dell’Ida, solcato da valli e selve.1010
I figli di Circe (vv. 1011-1016)
E Circe, figlia del Sole e stirpe di Iperione,
generò, nell’amore di Odisseo dal cuore paziente,
Agrio e Latino, forte e senza biasimo,
e Telègono, come disposto dall’aurea Afrodite.
E quelli, assai lontano, in mezzo ad isole sacre,1015
regnarono su tutti gli illustri Tirreni.
I figli di Calipso (vv. 1017-1018)
Calipso, divina tra le dee, unita nell’amore desiderato,
generò a Odisseo Nausítoo e Nausínoo.
Il Catalogo delle donne (vv. 1019-1022)
Queste le Dee che, unite a uomini mortali,
generarono figli in tutto simili agli Dei.1020
Ora cantate la stirpe delle donne, Muse dell’ Olimpo,
dolci nel canto, figlie di Zeus egioco.