

-I CLASSICI FANTASY PER RAGAZZI-
DANIELE BELLO
Esiodo
EOIE
(a cura di Daniele Bello)
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Libri incerti
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98.
[Egina], avendolo concepito, generò Eaco, combattente sul carro; 1
quando poi egli giunse all’età dell’amabile giovinezza,
si affliggeva, essendo solo; ed il padre degli uomini e degli Dei
di quante formiche esistevano su quell’isola amabile
egli fece altrettanti uomini e donne dalla bella cintura. 5
Essi invero furono i primi a costruire le navi ricurve da entrambe le parti,
i primi ad usare le vele, che sono le ali della nave che attraversa il mare.
99.
Dei soldati della Macedonia alcuni sono molto amanti della fatica, come Esiodo raffigura i discendenti di Eaco:
Che godono della guerra, come di un banchetto1
100.
In modo conciso Omero definisce il fatto come sconveniente, dicendo “a lei che non voleva unirsi in amore”; non come fa Esiodo, che racconta per esteso le faccende di Peleo e della sposa di Acasto.
101.
Ed a lui [Acasto] questo parve il disegno migliore nell’animo suo:1
di trattenersi e di nascondere di sorpresa la spada
bella, che per lui aveva forgiato l’illustre Ambidestro;
così che andando in cerca di essa, per il Pelio scosceso,
questi [Peleo] venisse ucciso dai Centauri abitatori dei monti.5
102.
[…] giunse a Ftia, madre di greggi, 1
portando con sé molte ricchezze da Iolco dalle belle contrade,
Peleo, il figlio di Eaco, caro agli Dei immortali.
A tutta la gente che guardava il cuore veniva preso da stupore,
vedendo come egli aveva saccheggiato la ben costruita città5
e come aveva realizzato le sue nozze desiderate; e questo dicevano tutti:
“Oh, tre volte e quattro volte beato, il figlio di Eaco;
al quale un ricco e grande dono concesse l’Olimpio Zeus
e gli Dei beati che hanno fatto realizzare le nozze;
tu, che in queste stanze salendo sul sacro talamo 10
[ti sei unito alla sposa] e che il Padre Cronide
ha reso eccellente fra gli eroi e degno di onore fra gli altri
uomini laboriosi, quanti si nutrono del frutto della terra!”.
103.
Pindaro riprese il mito dalle Eoie di Esiodo
Come nella città di Ftia, possedendo la bellezza delle Cariti, 1
la bella Cirene aveva la sua dimora presso le correnti del Peneo.
104.
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Ed ella [Cirene], avendolo concepito, generò Aristeo dalla lunga chioma, 1
[il quale] insieme a Hermes, figlio di Maia,
[…] il protettore dei cacciatori e dei pastori
[avendo abbandonato] le belle dimore
[…] ed onorando il morto 5
[…] la illustre Argiva
[…] consegnarono a lei sola
[…] splendida opera della Dea dagli occhi splendenti.
105.
Ed a Telemaco quindi Policasta dalla bella cintura, 1
la figlia più giovane del Nelide Nestore, generò
Persepoli, dopo essersi unita in amore con lui per opera dell’aurea Afrodite
106.
[Eracle voleva condurla nelle sue case]1
[per farne la sua sposa] fiorente;
[…] egli si rifiutava
[…] lo uccise
[…] lo annientò a causa del Destino funesto. 5
Ed ora egli ormai sull’Olimpo pieno di neve, tra i beati,
vive lontano da ogni malanno e da ogni tristezza in eterno,
immortale e senza vecchiaia, avendo con sé la desiderabile Ebe,
la figlia del grande Zeus e di Hera dagli aurei calzari.
Dapprima Hera, la Dea dalle bianche braccia, lo ebbe in odio10
fra tutti gli Dei beati e gli uomini mortali;
adesso invece lo ama e lo onora al di sopra degli altri
Immortali, dopo il solo Cronide onnipossente
[…] al figlio diede la cara
[…] l’Olimpo pieno di neve 15
[…] per volto e per aspetto
[…] ad Eracle espugnatore di città
[…] il fiume dalla profonda corrente, dagli argentei vortici
[…] che scorre verso il mare divino
[…]20
107.
E tutti insieme i Dori sono chiamati Tricaici, per il fatto che lontano dalla loro patria si divisero una triplice terra.
108.
Infatti Locro era a capo dei popoli Lelegi, 1
perché una volta il Cronide Zeus, esperto di eterni disegni,
fornì a Deucalione “popoli pietre” [làoys] scelti dalla terra.
109.
Ileo, prediletto da Apollo Signore, figlio di Zeus;1
volle che a lui fosse assegnato questo nome per il fatto che, avendo
incontrato una Ninfa compiacente, si unì a lei in dolce amore
quel giorno, quando Poseidone ed Apollo edificarono
le alte mura della ben costruita città.5
110.
Allo stesso modo Dioniso diede agli uomini gioia ed angoscia. 1
Per colui che beve troppo, il vino in lui diventa violento
e gli lega insieme i piedi, le mani, la lingua e la mente,
con lacci indescrivibili; e gli è amico il Sonno soave.
111.
Vi è una terra, l’Ellopia, ricca di messi e di prati fiorenti, 1
opulenta di greggi e di buoi dal passo ondeggiante;
qui vi abitano uomini ricchi di armenti e di buoi,
in numero infinito, stirpi di uomini mortali.
Qui si trova al limite estremo una città: Dodona, 5
che Zeus ebbe cara; lì volle che vi fosse un suo santuario
onorato dagli uomini […];
[le colombe sacre] avevano dimora nel tronco d’una quercia;
di là gli uomini terrestri traggono tutti gli oracoli.
Colui che giunge lì, interroga il nume immortale 10
per i favorevoli auspicii, portando doni…
112.
I nomi dei cani di Atteone, tratti dalle Eoie di Esiodo, sono questi:1
per primi bevvero il nero sangue del loro signore
Sparto, Omargo e Borea dalla corsa veloce.
Costoro per primi assaggiarono e leccarono il sangue di Atteo
e dopo di loro tutti gli altri si lanciarono con impeto, 5
per divenire fonte di angoscia e di terribili affanni per gli uomini;
ecco tutt’intorno il bel corpo, come quello di una fiera,
se lo spartirono i cani vigorosi avventandosi da vicino:
Alcena per prima e dopo di essa i suoi aitanti figli:
Linceo, Balio famoso nella corsa ed Amarinto. 10
Né tu potresti indicarli tutti di seguito con il loro nome,
quelli che allora tolsero la vita ad Atteo per volere di Zeus.
113.
Ella senza indugio diede un balzo attraverso l’etere splendente1
e giunse al grande antro di Chirone; qui vi abitava
Chirone, avendo con sé la sposa Neide, la consorte soave.
Allora ella rivolgeva al figlio di Fillira parole alate:
“O Chirone, lo sai anche tu, al pari degli Dei beati, 5
che vi sarà il figlio illustre della splendida Semele
e dell’Egioco Zeus: Dioniso ricco di letizie,
che un giorno godrà di questi cani sul monte ricco di foglie;
quando poi di nuovo il Padre degli uomini e degli Dei
lo condurrà in mezzo alla stirpe degli Dei sempiterni, 10
allora di nuovo i cani verranno soli in questo luogo
e saranno tuoi tutti i giorni, per sempre!”.
Così disse la figlia del grande Zeus Egioco
e dai veloci cani scacciò la rabbia funesta.
Ed ella se ne andò dalla terra spaziosa verso l’Olimpo, 15
in mezzo alla stirpe degli Dei sempiterni,
mentre i cani li ghermì il dolore per il padrone Atteo morto
da poco; ed essi divennero consapevoli della morte del loro signore;
tutto l’antro si riempì di latrati; chi di qua chi di là
sollevava la polvere sotto i piedi […]20
[…] e di un clamore infinito […].