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Esiodo

LE OPERE E I GIORNI

 

(a cura di Daniele Bello)

 

​

Parte IV

(vv. 695-764)

 

Il matrimonio (vv. 695-705)

 

A tempo debito conduci a casa la sposa:695

quando non sarai molto lontano dai trent’anni

né da molto tu li abbia sorpassati; questo sia il tempo delle nozze.

La donna rimanga quattro anni in pubertà e al quinto si sposi;

sposala vergine perché tu le possa insegnare i buoni costumi.

Soprattutto sposane una che ti abiti vicino,700

dopo avere ben ponderato, perché la sposa non sia motivo di ilarità per i vicini.

Non vi è cosa migliore di una buona moglie,

nulla di peggio di una cattiva o dedita alle gozzoviglie;

per quanto l'uomo possa essere vigoroso, la moglie

lo brucia senza torcia e lo condanna ad una vecchiaia precoce.705

 

Gli amici (vv. 706-716)

 

Sii timoroso e riverente verso gli immortali.

Non considerare un amico uguale ad un fratello;

ma, se lo consideri tale, non agire male per primo.

Non mentire per il piacere di parlare; ma se questi,

per primo, agisce male o ti insulta,710

ricorda di prenderti doppia vendetta; se poi di nuovo

ti ritorna amico e vuol fare ammenda, accettalo; 

è un uomo da poco chi si fa amico ora l'uno ora l'altro;

il tuo pensiero mai contraddica il tuo volto.

Che tu non sia considerato né troppo ospitale né inospitale;715

non essere compagno dei malvagi, né attaccabrighe con i buoni.

 

La moderazione, la convenienza e la fama (vv. 717-764)

 

Non rinfacciare ad un povero la povertà rovinosa, 

ingrata al cuore: la mandano gli eterni beati;

la moderazione nel linguaggio è un grande tesoro per gli uomini,

la migliore virtù è seguirla secondo la giusta misura;720

se dici il male, lo ascolterai in misura maggiore.

Non essere sgarbato ad un convito numeroso,

fatto a spese di tutti: in quei casi il piacere è maggiore e minore è la spesa.

Non libare mai, all’alba, il vino scintillante a Zeus

o agli altri immortali, senza esserti lavato le mani;725

gli Dei non ti ascolteranno e non accoglieranno le tue preghiere;

non orinare in piedi rivolgendoti al sole;

quando il sole tramonta e sino al suo sorgere,

non orinare mentre cammini, né lungo la strada né fuori da essa,

e neppure nudo: le notti sono sacre agli Dei beati, ricordalo.730

L’uomo pio che conosce i saggi pensieri compie questi atti

accosciato, oppure si avvicina al muro di un cortile.

Non mostrare in casa i genitali insozzati del seme,

vicino al focolare: evita questo.

Quando ritorni da un triste funerale735

non procreare: imbandisci prima un festino in onore degli Dei.

Non orinare mai alla foce di un fiume che sbocca nel mare

o presso le sorgenti; ma guardatene bene. Non attraversare mai 

a piedi le acque correnti dei fiumi immortali prima di aver pregato 

guardandone il limpido fluire, con le mani lavate nell'acqua amabile e pura.740

Gli Dei si sdegnano e preparano mali futuri contro coloro

che attraversano un fiume senza purificarsi dalla malvagità o senza lavarsi le mani.

Durante un banchetto in onore degli Dei, 

non tagliarti le unghie con il nero ferro;

non mettere mai il boccale del vino sopra il cratere,

mentre si beve: ciò è di cattivo augurio.745

Non lasciare incompiuta la costruzione di una casa

affinché la stridula cornacchia non vi gracchi sopra facendovi il nido.

Non lavarti e non prendere il cibo per mangiare 

da vasi non consacrati: a ciò seguirebbe pena.

Non far sedere un bambino di dodici giorni750

sopra oggetti sacri: non è bene e toglie all'uomo il vigore;

(neppure un fanciullo di dodici mesi: accade la medesima cosa).

L’uomo non deve lavare il suo corpo nel bagno di una donna:

tremenda segue la pena, seppure breve.

Davanti ad offerte che ardono755

non dileggiare i misteri: anche di ciò la divinità si sdegna.

Non orinare alla foce dei fiumi che corrono verso il mare

o nelle sorgenti (guardatene bene!)

e non defecare: questo non è cosa buona.

Agisci così: evita la brutta fama tra gli uomini.760

La cattiva fama nasce facilmente, lievemente,

ma è dolorosa da sopportare ed è difficile liberarsene.

La fama non si spegne mai del tutto, se la gente la diffonde:

essa stessa è, alla fine, una divinità.

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