top of page

EPICA CLASSICA

 

 Mitologia greca

​

Come molte delle popolazioni storiche che ci hanno preceduto, la religione ellenica deriva da una fusione (non sappiamo se pacifica o derivante da vere e proprie invasioni) tra elementi mediterranei e indoeuropei.

 

In particolare, essa costituisce probabilmente una sintesi tra:

a) popolazioni autoctone, che la tradizione chiama spesso con il nome di Pelasgi (le genti che abitavano la penisola ellenica prima degli Indoeuropei erano in realtà più eterogenee: si distinguono, secondo talune fonti, almeno quattro gruppi linguistici principali, tra cui quello pelasgico e quello minoico);

b) genti indoeuropee provenienti dal nord, costituite da principalmente da Achei, Ioni, Eoli (giunti in Grecia agli inizi dell’età del bronzo) e, in seguito, i Dori che invasero la penisola ellenica in modo cruento sul finire del II millennio a.C.

 

I miti e i culti appartenenti a popolazioni provenienti da questi ceppi diversi diedero vita ad un corpus mitico che non ha eguali nella storia del mondo antico.

 

Nel sistema religioso ellenico si distinguono due filoni principali:

 

1) una prima componente è costituita dalle genti pre-indoeuropee che abitavano il nostro continente per le quali gli studiosi hanno coniato il termine di Old Europe ma che noi conosciamo anche con il nome di Mediterranei: erano popolazioni dedite all’agricoltura e, poiché la loro sopravvivenza dipendeva prevalentemente dal raccolto, essi tendevano a mitizzare la terra e i fenomeni naturali. Molte delle divinità antiche dell’Europa “risiedono” infatti nella terra, come la Gran Madre raffigurata in molte sculture preistoriche o negli antichi templi delle isole del Mediterraneo (Malta, Creta). Nel mondo ellenico essa aveva il nome di Potnia e sarebbe poi diventata, in epoca storica, la divinità che Esiodo chiama Gaia (o Gea);

 

2) le popolazioni appartenenti al gruppo degli Indoeuropei che, in un periodo compreso tra il V e il II millennio a.C., colonizzarono (o conquistarono) l’Europa e l’Asia Minore partendo probabilmente da un nucleo sito nelle steppe della odierna Russia (c.d. cultura dei “Kurgan”), erano invece essenzialmente nomadi, ragion per cui le loro credenze religiose non potevano che essere influenzate da questo fattore: le loro principali divinità risiedevano in cielo, in quanto unico elemento stabile e ricorrente nelle loro peregrinazioni; nacquero così teofanie basate sulla adorazione del sole, del cielo e delle manifestazioni più terribili che da esso provengono: il tuono ed il fulmine.

 

Una tale concezione si riverbera anche sul concetto di sepoltura: i popoli della Old Europe praticavano l’inumazione, vale a dire il ritorno alla terra (unico elemento stabile in una comunità agricola); i rituali erano molto semplici e sobri, essendo la morte solo un mero momento di passaggio nel ciclo della continua rinascita.

Le stirpi indoeuropee praticavano in prevalenza l’incinerazione; il cadavere veniva bruciato e le ceneri conservate in un’urna, gelosamente custodita dai familiari, che la trasportavano agevolmente durante le loro peregrinazioni senza separarsene mai e dando vita ad un vero e proprio culto per gli antenati.

 

Va inoltre evidenziato che, al pari di molte altre popolazioni dell’antichità, in una prima fase gli Elleni probabilmente identificavano il sacro con le forze naturali (pare che gli dèi più importanti fossero inizialmente Poseidone e Demetra).

 

Pur nella difficoltà di poter effettuare generalizzazioni su basi solide e razionali, in assenza di testimonianze scritte, è verosimile che in un primo tempo la divinità venisse prevalentemente raffigurata con un aspetto animale, ovvero metà uomo e metà animale (in alcuni casi, addirittura, la divinità veniva rappresentata come una orrida commistione tra animali diversi): tale iconografia religiosa è nota anche come «naturalismo».

 

Successivamente, tale concezione venne superata identificando il sacro ed il divino con elementi tipicamente umani e anche gli dei vennero raffigurati in forma umana, anche se idealizzati («antropomorfismo»): gli Dei erano raffigurati come degli umani «perfetti», in quanto erano immortali, ma con tutte le passioni e i vizi degli uomini: dall’amore alla collera, dall’amicizia alla gelosia.

 

La genialità dello spirito greco, che nei secoli ha sempre cercato di inglobare il «diverso» per arricchire il proprio sistema di credenze, sta nell’aver ideato una teogonia in cui il conflitto tra diverse concezioni della divinità si risolse nell’armonia (kósmos) tra la vecchia e la nuova stirpe dei numi e con l’affermarsi dell’età della giustizia (dìke).

 

Una tale concezione della vita si riflette in tutta la tradizione religiosa degli Elleni, che culmina con l’opera di Esiodo, poeta nativo della Beozia e vissuto nell’VIII sec. a.C. (Teogonia, Le opere e i giorni), e di Eschilo, tragediografo ateniese del V sec. a.C. (L’Orestea).

Download for free

​FOLLOW ME

  • Google+ Icona sociale
  • LinkedIn Icona sociale
  • Amazon Icona sociale
  • Instagram Icona sociale
  • Facebook Social Icon
  • Twitter Social Icon

© 2023 by Samanta Jonse. Proudly created with Wix.com

bottom of page