

-I CLASSICI FANTASY PER RAGAZZI-
DANIELE BELLO
EPICA MEDIEVALE
I grandi poemi nazionali
Dopo il crollo della civiltà occidentale, dovuto in gran parte alle invasioni barbariche che posero fine all’Impero Romano, il continente europeo visse un lungo periodo di decadenza, durante il quale le arti e la letteratura languirono. Anche l’utilizzo della scrittura, probabilmente, regredì sino a diventare appannaggio di pochi esponenti della classe sacerdotale.
Durante questi secoli bui, tuttavia, l’Europa ritrovò lentamente la sua identità e ritornò alla luce regalando all’umanità i primi tesori della letteratura moderna (scritti, stavolta, non in greco o in latino come i poemi classici, ma nelle lingue nazionali di ciascuno Stato).
E’ opinione diffusa, tra gli studiosi, che la genesi dei poemi medievali sia molto simile a quella dell’epos dell’antica Grecia. I componimenti poetici presuppongono, dunque, una lunga tradizione orale e vengono messi per iscritto molti secoli dopo la loro composizione. Illuminante, al riguardo, un celebre passo del Beowulf, da cui si desume l’abilità dei cantori medievali di saper rievocare antiche leggende e, allo stesso tempo, di improvvisare versi nuovi.
A volte un vassallo del re, un uomo carico
di frasi superbe, di canzoni a memoria,
che rievocava a stormi lontane leggende
di ogni tipo possibile, inventava parole
nuove, legate a norma. Poi l’uomo prese a dire
dell’avventura di Beowulf con perizia e a comporre
rapidamente un racconto sapiente,
a variare le frasi.
Anonimo, Beowulf, vv. 868-874.
(traduzione di L. KOCH)
Fondamentali, per la diffusione dell’epica nel mondo medioevale, furono le figure del menestrello e del giullare, cantastorie ambulanti che recitavano in luoghi aperti (piazze, mercati, monasteri, sagrati delle chiese) storie e leggende del passato; spesso essi “cristianizzavano” materiale appartenente al mondo pagano, evitando così la condanna della Chiesa.
Il poema medievale, in altre parole, risulta essere il frutto di una sapiente sovrapposizione fra più “strati”, appartenenti a contesti storico-culturali molto diversi: l’archetipo della storia derivava spesso da antiche leggende appartenenti all’immaginario celtico, nordico o germanico; attorno ad essa i cantori medievali costruirono un vero e proprio mondo letterario, assimilando il nucleo più antico della storia ma adattandolo alla sensibilità propria della società in cui essi vivevano, caratterizzata da un notevole afflato religioso e da una particolare attenzione a quei valori di lealtà, coraggio e cortesia che in seguito furono denominati “cavallereschi”.
Il patrimonio delle storie e delle leggende medievali è piuttosto cospicuo: le prime testimonianze di questo nuovo genere letterario sono rappresentate dai racconti gallesi contenuti nella raccolta del Mabinogion e dal poema Beowulf, scritto in inglese antico. Nel Basso Medioevo, tuttavia, si assiste ad una vera e propria fioritura del poema epico; negli Stati venutisi a formare dopo il tramonto dell’idea di un Sacro Romano Impero, unico baluardo della Cristianità, vengono messe per iscritto una serie di opere, che celebrano i valori tipici di tutto il mondo cristiano, ma che sottolineano anche l’orgoglio di una identità che, alla luce della storia successiva, potremmo chiamare ‘nazionale’.
Gli esempi più rappresentativi di poema nazionale sono la Chanson de Roland francese, il poema tedesco dei Nibelunghi e il Cantare del Cid spagnolo; ma vanno citati anche i carmi islandesi dell’Edda, le Saghe dei paesi nordici, il Táin Bó Cúailnge irlandese e il Cantare delle gesta di Igor in lingua antico-russa.
“Non sarebbe forse meglio, o fratelli, esordire in stile antico l'epica storia dell'impresa di Igor', di Igor' Svjatoslavič? […] Cominciamo dunque, o fratelli, questo racconto dall'antico Vladimir all'odierno Igor', il quale temprò la mente con la volontà, infiammò il cuore con il coraggio e, ricolmo di spirito guerriero, condusse le sue valorose schiere in terra polovesiana, oltre la terra russa”.
Anonimo, Cantare delle gesta di Igor, par. 1, 5
Gli studiosi tendo ad individuare, nell’epica medievale, due filoni principali:
- il primo genere è quello delle Chansons de geste (canzoni di gesta), che costituiscono il cosiddetto "ciclo carolingio": nell'eroismo dei paladini di Carlo Magno la classe feudale dell'epoca celebra la propria virtù militare, intesa come valore collettivo;
- il secondo è quello il romanzo cavalleresco, un genere narrativo sviluppatosi in Francia e poi diffusosi in tutto il mondo occidentale, in cui si celebravano atti di eroismo e avventure individuali: è il cosiddetto "ciclo bretone", che vede come protagonisti i cavalieri della corte del mitico re di Bretagna Artù; in questi romanzi la tematica amorosa ha un ruolo predominante e spesso proprio il sentimento d'amore è il primo motore delle imprese eroiche dei protagonisti.
Nel XV-XVI secolo in Italia nasce il poema cavalleresco, in cui si realizza compiutamente la sintesi tra il ciclo carolingio e il ciclo bretone (tra il tema eroico e quello amoroso) con le opere di BOIARDO (Orlando innamorato), ARIOSTO (Orlando furioso) e TASSO (Gerusalemme liberata); in questo caso, però, la materia epico-cavalleresca è reinterpretata e diventa funzionale alla celebrazione dei valori della società rinascimentale.
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
ARIOSTO, Orlando furioso, I, 1-8
