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Esiodo

LE OPERE E I GIORNI

 

(a cura di Daniele Bello)

 

​

Parte III

(vv. 383-694)

​

L’aratura e la mietitura (vv. 383-404)

 

Quando sorgono le Pleiadi, figlie di Atlante,

comincia la mietitura; l'aratura, invece, al tramonto.

Esse infatti stanno nascoste per quaranta giorni385

e per quaranta giorni; poi, volgendosi l'anno,

appaiono quando è il momento di affilare gli arnesi.

Questa è la legge dei campi, sia per quelli che dimorano

nei pressi del mare, sia per coloro che abitano le fertili pianure,

nelle valli profonde, lontano dal mare ondoso.390

Semina nudo, ara nudo e vai a mietere nudo, 

se vuoi compiere per tempo i lavori di Demetra 

e vuoi che i frutti crescano nella sua stagione,

affinché dopo non accada che, in preda al bisogno,

tu vada mendicando nelle case altrui senza ottenere nulla.395

Così anche ora tu sei venuto da me; ma io non ti darò 

né ti presterò altro; bada, sconsiderato di un Perse,

a quei lavori che gli Dei hanno prescritto per gli uomini,

affinché tu non debba mai elemosinare il pane ai vicini 

indifferenti, dolente nel cuore, assieme ai figli e alla moglie.400

Per due o tre volte potrai ottenere qualcosa; ma se li seccherai

ancora, non otterrai nulla: vano sarà il tuo parlare

e impossibile saziarsi di parole. Ma io ti esorto:

pensa a pagare i tuoi debiti e ad allontanare la fame.

​

L’aratura e l’autunno (vv. 405-492)

​

Prima di tutto prepara la casa, una donna e un bue per l’aratro405

che la donna non sia la moglie, ma una schiava che possa seguire i tuoi buoi);

prepara tutti gli arnesi adatti in casa, perché tu non debba

chiederli agli altri (e rimanere senza, se te li rifiutano):

la stagione propizia passerà e il lavoro sarà perduto.

Non rimandare mai nulla all’indomani, o al giorno successivo:410

perché chi fugge il lavoro o lo rimanda

non riempie il granaio; la diligenza giova al lavoro,

chi sempre rimanda si trova ad affrontare guai.

Quando si acquieta la forza del sole che brucia,

della vampa che spreme il sudore, e il potente Zeus415

manda le piogge autunnali, allora il corpo dell'uomo è assai 

più leggero a muoversi; in quel tempo la stella di Sirio occupa 

una piccola porzione del giorno e prende una parte maggiore della notte, 

viaggiando sopra le teste degli uomini mortali;

allora la legna tagliata dal ferro resiste meglio ai tarli:420

le sue fronde si riversano a terra e cessano di germogliare;

allora è il momento di tagliare i tronchi (ricorda i lavori che la stagione richiede).

Taglia un mortaio di tre piedi, un pestello di tre cubiti 

ed un asse di sette piedi (è la misura più adatta);

se dovesse essere di otto piedi, ne potresti ricavare un maglio;425

per un carro di dieci palmi taglia ruote di tre spanne.

Ci sono molti legni ricurvi: se li trovi (cercando sui monti 

o nel piano) porta a casa un vomere di leccio:

è il più saldo per il lavoro dei buoi,

quando il servo di Atena (il fabbro) lo pianterà nel ceppo,430

lo fisserà con i chiodi e lo adatterà al timone dell'aratro.

Costruisci due aratri in casa, uno fatto 

di un solo pezzo, l’altro di molti; sarà molto meglio:

se uno si rompe, attaccherai ai buoi l’altro.

I timoni più saldi sono quelli di alloro e di olmo, immuni dai tarli;435

il ceppo deve essere di quercia, il vomere di leccio. Compra 

due buoi maschi di nove anni: sono vigorosi,

nel pieno di giovinezza e ottimi per lavorare;

non cozzeranno a metà del solco, né romperanno

l'aratro, lasciando il lavoro incompiuto.440

Li segua un uomo robusto di quarant’anni

(nutrito con un pane spartito per quattro, di otto bocconi)

che, dedito al lavoro, tracci dritto il solco,

senza guardarsi intorno verso i compagni, ma con la mente

rivolta al lavoro; un altro più giovane è meno adatto445

a spargere le sementi e ad evitare un'altra semina;

un uomo più giovane è tutto preso e distratto dai compagni.

Stai attento al verso della gru che ogni anno,

dall’alto delle nubi, ripete il suo lamento;

ti annuncia il momento di arare e la stagione piovosa450

dell’inverno: addolora il cuore di chi è privo di buoi;

allora che devi ingrassare nella stalla i buoi dalle corna ricurve;

è facile dire: “Prestami due buoi ed il carro”,

ma è altrettanto facile negarli: “I buoi sono al lavoro”.

L'uomo ricco di fantasia pensa di costruirsi un carro:455

non sa, lo stolto, che cento sono i pezzi del carro

e che prima bisogna radunarli in casa.

Quando per i mortali viene il tempo di arare,

allora affrettati (tu e i tuoi schiavi) di buon mattino 

a solcare il terreno, nella stagione dell’aratura,460

con il tempo secco o umido, per riempire i campi di spighe;

ara in primavera e d'estate la terra dissodata non ti deluderà.

Semina il maggese quando le zolle sono morbide:

il maggese allontana i mali e placa i fanciulli.

Prega Zeus Ctonio e la venerabile Demetra465

affinché la spiga di Demetra sia robusta quando è matura,

quando - non appena incominci ad arare – impugni

l'estremità del manubrio e pungoli la schiena dei buoi

che tirano i cavi del giogo. Dietro, un piccolo schiavo, 

tenendo la zappa, ricopra il seme470

a dispetto degli uccelli; l’ordine è la cosa migliore

per gli uomini, il disordine è la peggiore.

Così, le spighe mature si piegheranno al suolo

se l’Olimpio manderà a buon fine il tuo lavoro;

pulirai i tuoi vasi dalle ragnatele: e io ho fiducia475

che potrai godere del raccolto messo al sicuro in casa

e arrivare alla chiara primavera nell’abbondanza; né gli altri

dovrai invidiare, ma saranno loro ad avere bisogno di te.

Se attenderai il solstizio per arare la sacra terra,

seduto tu mieterai quel poco che la mano riesce a tenere,480

infelice legherai le spighe tra la polvere,

le porterai in un paniere e pochi staranno a guardarti.

La mente di Zeus egioco, a volte, è ardua 

a comprendersi per gli uomini mortali.

Se lavori la sacra terra in ritardo, questo può essere il rimedio:485

quando il cuculo canta fra le fronde della quercia

e rallegra i mortali sulla terra infinita,

se per tre giorni Zeus dovesse mandar pioggia incessante

(l’acqua non superi lo zoccolo al bue, né le rimanga al di sotto),

allora chi lavora in ritardo potrà raggiungere l’aratore solerte.490

Custodisci nel cuore questi precetti e non ti sfugga

il sopraggiungere della primavera luminosa e la pioggia opportuna.

 

L’inverno (vv. 493-563)

 

Tira dritto, davanti alla calda officina del fabbro,

nella stagione invernale, quando il freddo distoglie 

l’uomo dal lavoro; allora l'uomo solerte si prende cura della casa,495

affinché il rigore dell’inverno crudele non ti sorprenda

nella miseria, mentre con la mano magra stringi il piede rigonfio.

L’uomo ozioso, che si culla di vane speranze,

rivolge molti rimproveri al suo cuore, quando il vitto manca;

la cattiva speranza accompagna l’uomo indigente,500

che siede sulla pubblica piazza e non ha di che mangiare.

Avverti i tuoi schiavi, a metà dell’estate:

“Non sarà sempre estate! Costruite delle capanne!”.

Guardati dal mese di Leneone (le giornate sono tutte cattive, 

fanno scorticare i buoi) e dal ghiaccio molesto505

che si forma sulla terra, quando spira Borea, 

che proviene dalla Tracia nutrice di cavalli e soffia, 

sconvolge il vasto mare, mentre gemono la terra e le foreste;

abbatte sulla terra feconda molte querce dalle alte chiome 

e abeti frondosi nelle gole dei monti, 510

picchiando contro di loro; e risuona la selva infinita.

Le fiere tremano: anche quelle che hanno la calda pelliccia

si mettono la coda vicino al ventre,

perché il gelo penetra anche in esse,

benché abbiano il petto villoso;

soffia attraverso la pelle del bue, che non lo trattiene,515

e attraverso il lungo vello della capra; 

ma la forza del vento Borea, che piega la schiena del vecchio,

non passa attraverso la pecora (troppo abbondante è il suo pelo),

né tocca le tenere membra della vergine,

che rimane in casa presso la cara madre,520

ancora ignara ancora delle opere dell’aurea Afrodite;

lei bagna le tenere membra, le unge

di olio grasso e dorme dentro casa

nei giorni invernali, quando il senza ossa si rode il piede,

nella sua casa priva di fuoco e nelle sue tristi dimore;525

il sole non gli mostra i pascoli dove andare,

ma si volge sulla città e sui popoli delle genti nere

e tardi giunge ad illuminare tutti gli Elleni.

Allora, le fiere cornute e quelle senza corna, che abitano il bosco,

fuggono con penoso stridore per le valli boscose;530

e tutti hanno in mente lo stesso pensiero:

dove cercare riparo, trovare un folto giaciglio

ed una grotta profonda; i mortali sono uguali al treppiede

che ha la schiena piegata ed il volto chinato verso il suolo;

simili a quello essi vagano, fuggendo la candida neve.535

Indossa, come ti consiglio, un mantello morbido 

e una lunga camicia (su trama larga 

e povera di ordito) a riparo del corpo 

e in quelli avvolgiti bene, di modo che i peli restino fermi 

né levandosi sul corpo diano i brividi.540

Calza scarpe fatte di cuoio di bue ucciso, 

ben comode e imbottite di feltro. 

Quando sopraggiunge il freddo della stagione, 

cuci con nervo bovino le pelli dei capretti primogeniti,

che siano di riparo per la schiena. E sopra la testa545

metti un berretto lavorato con cura per non bagnarti le orecchie.

All’alba fa freddo, se soffia Borea;

sulla terra scende dal cielo stellato

la nebbia che feconda il lavoro dei mortali fortunati;

essa sorge dai fiumi perenni550

e si solleva in alto sopra la terra dai venti tempestosi;

talvolta si muta in pioggia alla sera, talvolta soffia 

come vento quando il tracio Borea fa turbinare le spesse nubi.

Tu affrettati a tornare a casa, dopo avere compiuto il lavoro, 

perché la tenebrosa nebbia che scende dal cielo non ti avvolga,555

non ti bagni le membra e non ti inzuppi i vestiti.

Non ti fidare: questo è il mese peggiore,

funesto per gli uomini e gli animali

Dai ai buoi metà del cibo, per gli uomini ci sia abbondanza

di nutrimento: le notti sono lunghe e danno ristoro.560

Osserva questi precetti, sino a quando l’anno abbia compiuto

il suo corso, i giorni e le notti tornino uguali e di nuovo

la terra, madre di tutte le cose, dia i suoi frutti.

 

La primavera (vv. 564-581)

 

Quando Zeus abbia fatto passare 

sessanta giorni invernali dopo il solstizio,565

l'astro di Arturo, lasciata la sacra corrente di Oceano,

tutto splendente si innalza al far della sera;

quindi la rondine pandionide dall’alto lamento si lancia

verso la luce della primavera che di nuovo sorge per gli uomini;

tu previenila e pota le viti: è la cosa migliore.570

Ma quando la chiocciola (colei che si porta addosso la casa)

dalla terra sale sulle piante fuggendo le Pleiadi, allora non è più tempo

di zappare le viti, ma di affilare le falci e di esortare gli schiavi;

evita di riposare all’ombra e di dormire sino all’alba,

quando è tempo di mietere e il sole dissecca la pelle. 575

Allora datti da fare e porta a casa il raccolto, 

al sorgere dell'alba, affinché il vitto ti sia sufficiente.

L'alba, infatti, si prende la terza parte del lavoro giornaliero;

l'alba manda avanti il cammino, manda avanti il lavoro;

l’alba al suo apparire spinge gli uomini580

sulla strada e impone il giogo a molti buoi.

 

L’estate (vv. 582-608)

 

Quando il cardo fiorisce e la cicala canora,

posata su un albero, diffonde il suo acuto frinire

da sotto le ali, è giunto il tempo dell’estate che spossa gli animi;

le capre sono più grasse e il vino è migliore;585

le donne sono più ardenti, gli uomini sono più fiacchi,

perché Sirio brucia la testa e le ginocchia

e la pelle è secca per via della vampa. Ma allora

è bello avere un antro ombroso, del vino di Biblo,

una focaccia con il latte impastata, del latte di capre che non allattano più,590

carne di giovenca nutrita nel bosco (che non abbia figliato)

e capretti di primo parto; e bere il vino scuro,

seduti all'ombra, sazi di cibo,

il viso rivolto al vivido soffio di Zefiro;

e da una fonte che scorre perenne e pura595

attingere tre parti di acqua e versare una parte di vino.

Comanda agli schiavi di trebbiare le sacre spighe di Demetra

quando appare Orione possente,

in un luogo ben ventilato, nell’aia rotonda.

Misuralo bene e riponilo negli orci. Poi, quando600

il raccolto è riposto ed ordinato dentro casa,

prendi uno schiavo privo di casa, e una serva senza figli,

(una serva con i figli è molesta);

alleva un cane dai denti aguzzi, senza risparmiare sul cibo,

affinché mai un ladro che dorme di giorno si prenda i tuoi beni.605

Procurati fieno e strame perché tu ne abbia

abbondante per i buoi ed i muli. E dopo lascia 

che gli schiavi si riposino e sciogli i buoi.

 

L’autunno (vv. 609-617)

 

Quando Orione e Sirio sono giunti a mezzo

del cielo e Arturo vede l’Aurora dalle dita rosee,610

cogli e porta a casa tutti i grappoli, o Perse.

Tienili al sole per dieci giorni e dieci notti,

per cinque conservali all'ombra; il sesto giorno versa 

nei vasi i doni di Dioniso che dona gioia. 

Poi, quando le Pleiadi, le Iadi e il forte Orione615

sono tramontati, ricordati di arare,

è il momento giusto; e che l'anno sia propizio per i tuoi campi.

 

La navigazione (vv. 618-694)

 

Se ti prende il desiderio della pericolosa navigazione,

sappi che quando le Pleiadi, fuggendo la forza terribile

di Orione, si gettano nel mare tenebroso,620

allora infuriano i soffi di tutti i venti.

Non tenere le navi nel fosco mare,

ma  lavora la terra: così ti consiglio;

tira in secco la nave e metti attorno

delle pietre, che reggano salde l'umida forza dei venti;625

togli il cavicchio dal fondo perché la pioggia di Zeus non lo faccia marcire.

Riponi in casa tutti gli attrezzi, in buon ordine,

ripiega attentamente le ali della nave che solca il mare;

appendi sul focolare il timone ben costruito,

aspetta che giunga il tempo adatto per navigare.630

Allora spingi la nave veloce nel mare; se vuoi portare

guadagno, riponi il carico in buon ordine;

così faceva mio padre, che è anche il tuo, sciocco Perse;

andava per mare, cercando una vita più agiata,

e giunse qui dopo aver percorso un gran tratto di mare,635

dopo aver lasciato l’eolica Cuma sulla sua nave nera;

non fuggiva ricchezza o prosperità,

ma la cattiva povertà che Zeus manda agli uomini;

venne ad abitare presso l’Elicona, in un misero villaggio:

ad Ascra, triste d'inverno, penosa d’estate, ma piacevole mai.640

Perse, ricordati sempre che ogni cosa deve essere fatta

a suo tempo e soprattutto la navigazione.

Loda la nave piccola, ma affida la merce ad una grande:

maggiore è il carico, maggiore sarà il guadagno aggiunto

al guadagno, se i venti trattengono i soffi contrari.645

Se rivolgerai l’animo imprudente al commercio,

per fuggire il bisogno e la fame funesta,

io ti dirò le leggi del mare tempestoso,

anche se sono inesperto di navigazione e di navi;

mai, infatti, ho percorso l'ampio mare650

se non verso l’Eubea, da Aulide, dove una volta gli Achei

aspettando la fine della tempesta, raccolsero una vasta armata

per andare dalla sacra Ellade contro Troia dalle belle donne;

allora, attraversando il mare, mi recai a Calcide

per gli agoni in onore del forte Anfidamante;655

i suoi figli magnanimi avevano messo in palio molti premi 

nelle gare; là, io ti dico, vincendo la gara con il mio inno 

conquistai un tripode con le anse, che consacrai alle Muse eliconie,

là dove all’inizio esse mi iniziarono alla poesia armoniosa;

questo solo conosco delle navi ferrate; 660

ma anche così io ti rivelerò la mente di Zeus egioco

perché le Muse m'insegnarono a cantare un inno meraviglioso.

Per cinquanta giorni dopo il solstizio,

quando volge alla fine la stagione della faticosa estate,

allora è il tempo giusto di navigare per i mortali; 665

la nave non si infrangerà e il mare non inghiottirà gli uomini,

a meno che Poseidone Scuotiterra non sia avverso,

oppure Zeus (re degli immortali) non ti voglia far perire:

sta a loro decidere parimenti del bene e del male.

Allora i venti spirano propizi e il mare è sereno;670

sicuro allora, fidando nei venti, spingi nel mare

la nave veloce poni in essa tutto il carico;

ma affrettati prima che puoi a tornare a casa;

non aspettare il tempo del vino nuovo e la pioggia autunnale,

l’inverno che sopraggiunge e i terribili soffi di Noto,675

che sconvolge i flutti accompagnando la pioggia di Zeus,

abbondante in autunno, che rende pericoloso il mare.

Anche la primavera è adatta alla navigazione,

quando le foglie in cima all’albero di fico

appaiono grandi come le impronte che lascia la cornacchia680

posandosi a terra: allora il mare è navigabile.

Questa è la navigazione di primavera; 

io non la elogio: non è cara al mio cuore;

è rischiosa e difficilmente sfuggirai al male.

Gli uomini fanno ciò a causa della loro mente inesperta:685

la ricchezza, infatti, è vita per gli uomini infelici.

È terribile morire tra i flutti; ma io ti esorto

a porre in mente queste cose, come ti dico.

Non mettere tutti i tuoi beni sulle navi concave:

lascia a casa il più ed imbarca il meno;690

è terribile incontrare la sventura tra le onde del mare

così come è duro se poni un carico eccessivo sul tuo carro,

l’assale si spezza e la mercanzia va perduta.

Bada alla giusta misura: l’opportunità è su tutto la cosa migliore.

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