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Esiodo

EOIE

 

(a cura di Daniele Bello)

 

​

​

Libro II

​

53.

 

La parola “fanè” (fiaccola) viene utilizzata da Esiodo nel secondo libro [delle Eoie]:

Quelli che stavano avanti nascondevano la fiaccola.1

 

54.

Esiodo infatti li chiama in modo diverso, come nel passo in cui afferma che dalla figlia di Foroneo nacquero cinque figlie, dalle quali “nacquero le Ninfe dei monti, che erano Dee, e la stirpe dei Satiri buoni a nulla, incapaci di compiere un’opera, ed i Cureti, Dei amanti del sollazzo, bravi nella danza”.

 

55a.

 

Da allora rese immune da pena per gli uomini 1

il giuramento riguardante le opere furtive di Afrodite.

 

55b.

 

Esiodo ed Acusilao affermano che Io era figlia di Pirene; Zeus la sedusse, quando era sacerdotessa di Hera; essendo stato scoperto da Hera, egli toccò la fanciulla e la trasformò in una mucca bianca, quindi fece giuramento di non essere stato con lei: per questo fatto Esiodo dice che i giuramenti di amore non determinano lo sdegno degli Dei. Ma Hera, essendosi fatta consegnare quella mucca da Zeus, le mise come guardiano Argo che tutto vede.

 

56.

 

Ed infatti chiama il Dio [Hermes] col nome di Argifonte, non conoscendo (per Zeus) neppure i versi di Esiodo, in cui si racconta che uccise il guardiano di Io.

 

57.

 

La fama comune tramanda che Egitto non venne mai ad Argo, come affermano altri, tra i quali anche Ecateo, che così scrive: “Lo stesso Egitto non venne ad Argo, ma solo i suoi figli, che erano - come scrisse Esiodo - cinquanta (ma, per quel che posso affermare, neanche venti)”.

 

58.

​

Argo era priva di acqua; le Danaidi resero la città abbondante di acqua.1

 

59.

 

[…] e diede […]1

[…] vendicò la grave onta 

[…]in seguito generò l’irreprensibile Abante 

[…] nelle alte case,

la quale per aspetto poteva competere con gli Olimpi. 5

[…] il padre degli uomini e degli Dei 

[…] e di salire il talamo comune. 

Ed ella generò Preto ed il sovrano Acrisio. 

A costoro assegnò la dimora il padre degli uomini e degli Dei: 

Acrisio regnava sulla ben costruita Argo 10

[…] l’aspra regione […]

e qui sposò Euridice, figlia di Lacedemone simile a un Dio, 

la fanciulla dalle belle guance e dall’animo saggio; 

ella generò nelle sue stanze Danae dalle belle caviglie, 

che generò Perseo intrepido, che provocava il terrore. 15

Preto a sua volta si stabilì nella ben costruita città di Tirinto

e prese in sposa la figlia del magnanimo figlio di Arcade, 

Afidante, cioè Stenebea dalla bella chioma

[…]

[…] Stenebea dai grandi occhi20

[…] essendo ascesa al talamo comune, 

ella era la figlia di Afidante intrepido, figlio di Arcade;

generò nelle sue stanze le figlie esperte in opere meravigliose: 

Lisippe ed Ifinoe ed Ifianassa, 

le quali avendo abbandonato la casa del padre […]25

 

60.

 

Ed Apollodoro afferma che soltanto quelli della Tessaglia si chiamano Elleni (“i Mirmidoni avevano anche il nome di Elleni”), mentre Esiodo ed Archiloco già erano a conoscenza che Elleni venivano chiamati tutti (e pure Panelleni); Esiodo scriveva riguardo alle figlie di Preto che i Panelleni le chiedevano in matrimonio.

 

61.

 

Acrisio ebbe da Euridice, figlia di Lacedemone, la figlia Danae, mentre Preto ebbe da Stenebea le figlie Lisippe, Ifinoe ed Ifianassa. Costoro, quando divennero adulte, impazzirono (come scrive Esiodo), per il fatto che non avevano accolto i riti di Dioniso; Acusilao invece scrive che avevano oltraggiato l’immagine in legno di Hera.

 

62.

 

“Le Pretidi riempirono [di muggiti la campagna]”: si riferisce alle figlie di Preto, re degli Argivi. Esiodo ricorda che esse erano figlie di Preto e di Stenebea, figlia di Anfidamante.

 

63.

 

“Machlosyne” può significare “rilassatezza, follia femminile”, come in Esiodo; egli infatti dice delle figlie di Preto: 

A causa dell’odiosa follia [machlosyne] perse il tenero fiore1

 

64.

 

[…]1

[…] sulla terra sconfinata; 

ed a loro infatti dal capo pioveva giù una orribile scabbia; 

e la vitiligine invero copriva tutta la pelle, 

i capelli cadevano dal capo e le belle teste rimanevano calve.5

 

65.

 

[Danae, la figlia di Acrisio, che ebbe per padre Abante: infatti 

da Ipermestra e Linceo nacque] Abante; ed egli generò il figlio Acrisio. 

Ed ella generò Perseo, che sul mare in un’arca ben lavorata

[…] innalzò a Zeus l’aurea prole […]

[…] il diletto Perseo […].5

Da lui e da Andromeda figlia di Cefeo nacquero 

Alceo e Stenelo e la potenza di Elettrione

[…] egli genera […]

[…] per i buoi […]

[…] ai Teleboi […]10

[…] Anfitrione […].

 

66.

 

Esiodo nel Catalogo dice:

E la figlia di Arabo, che in realtà ebbe come padre il benefico Hermes1

e come madre Tronia, la figlia del sovrano Belo.

 

67a.

 

Zeus, vedendo in un prato Europa, la figlia di Fenice, che insieme a delle Ninfe coglieva fiori, se ne invaghì; e giunto là si trasformò in un toro che dalle natici spirava croco; avendo in tal modo ingannato Europa, la prese sul suo dorso, la portò fino a Creta si unì a lei. Quindi in seguito la diede in sposa ad Asterione, re di Creta. Rimasta incinta, ella generò tre figli: Minosse, Sarpedone e Radamanto. Questo mito si trova in Esiodo ed in Bacchilide.

 

67b.

 

[Ed in tal modo Europa] varcò il salso mare 1

da lontano fino a Creta, vinta dall’inganno di Zeus. 

Quivi il padre la rapì e la nascose, 

a lei diede in dono un aureo monile, che Efesto l’artefice

aveva un giorno plasmato con vivido ingegno (splendido gioiello);5

lo aveva dato in regalo al padre suo, che lo aveva ricevuto con gioia.

Egli quindi lo diede alla figlia dell’illustre Fenice. 

Ma dopo che si fu unito in amore con Europa dalle sottili caviglie

in un sito così lontano, il padre degli uomini e degli Dei 

si dipartì di nuovo dalla fanciulla dalle belle chiome. 10

Allora ella generò dei figli al Cronide dall’eccelsa potenza, 

gloriosi condottieri di uomini opulenti: 

il sovrano Minosse, il giusto Radamanto

ed il divino Sarpedone irreprensibile e gagliardo. 

Ad essi il saggio Zeus assegnò a ciascuno una parte di onori. 15

E così [Sarpedone] regnava con la sua potenza sulla vasta Licia

e governava numerose città ben popolate, 

tenendo lo scettro di Zeus: a lui molto onore era compagno, 

a lui magnanimo pastore di popoli (il padre glielo aveva concesso). 

Difatti il saggio Zeus stabilì che egli vivesse per tre generazioni 20

di uomini mortali e che non invecchiasse mai; 

e lo mandò a Troia. Qui raccolse numerose genti, 

uomini scelti della Licia, per essere alleati dei Troiani: 

li guidava Sarpedone, esperto della battaglia cruenta. 

A lui mandò dal cielo una stella (per indicare 25

il ritorno al figlio diletto) Zeus, sapiente dagli immortali consigli

[…] gettando attorno. 

Difatti sapeva nell’animo suo che il prodigio veniva da Zeus. 

Egli molto si distinse assieme ad Ettore uccisore di uomini, 

infranse le mura e portò sciagure ai Danai. 30

Ma quando ebbe ispirato un forte animo agli Argivi,

Patroclo […]

 

68.

 

Minosse, che era il più regale di tutti i sovrani mortali, regnava su moltissimi uomini dei paesi vicini, avendo lo scettro di Zeus; e con esso comandava su molti.

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